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LA NOSTRA STORIA
CHI ERAVAMO?
Nel 1953 decedeva a Breno un certo Filippo Tassara,
un industriale del luogo, la cui azienda aveva particolarmente contribuito
all’evoluzione economica della Valle Camonica. A ricordo della sua opera
intraprendente e socialmente valida, amici ed Enti locali, sorretti dalla
Comunità Montana e dal comune di Breno vollero dar vita ad una scuola tecnica
industriale comunale. Successivamente questa scuola tecnica venne trasformata in
Istituto professionale per meglio rispondere alle necessità della Valle, delle
sue aziende, della sua produzione in un costante rapporto sinergico, scuola,
formazione e territorio. Con l’intervento dell’Amministrazione comunale
l’Istituto Tassara diventò un ente statale nel 1959.
In tal modo la scuola crebbe notevolmente: nel 1965
il bilancio d’esercizio annuale era di 180 milioni di lire per una popolazione
scolastica pari a 450 studenti distribuita in vari paesi della Valle. Infatti
ben presto si erano create sedi coordinate alla sede principale di Breno nei
diversi paesi della Valle Camonica tanto che, l’Istituto Tassara, risultava
essere così strutturato:
1) BRENO Scuola per l’industria meccanica, sez.
congegnatori meccanici
Scuola per l’industria elettrica, sez.
elettricisti installatori in B.T.
Scuola per l’abbigliamento, sez. sarte
per donna
2) CAPO DI PONTE Scuola per l’industria elettrica,
sez. elettricisti installatori in B.T.
3) COGNO scuola per l’industria tessile: sez. aiuto
assistenti di filatura
4) DARFO Scuola per l’industria meccanica, sez.
congegnatori meccanici
Scuola per l’industria meccanica, sez.
disegnatori particolaristi.
5) EDOLO Scuola per l’industria meccanica, sez.
congegnatori meccanici
6) GORZONE Scuola per l’arte applicata, sez.
mobilieri
7) VEZZA D’OGLIO Scuola per l’industria edile
Scuola per l’arte
applicata, sez. tessitrici artigiane
Di notevole importanza erano anche i cosiddetti
servizi complementari:
a) CASSA SCOLASTICA aveva lo scopo di assistere
quegli studenti particolarmente meritevoli in condizione economiche disagiate.
Ogni anno conferiva premi in denaro ai migliori allievi, promuoveva gite
istruttive, gare sportive e assecondava ogni iniziativa che potesse essere a
vantaggio degli studenti.
b) COLLEGI E MENSE: mediante apposita convenzione
l’Istituto provvedeva al pagamento delle rette nei collegi (situati a Edolo,
Capo di Ponte, Garzone, Breno, Cogno, Darfo) gestiti dalla comunità montana per
gli allievi meritevoli e bisognosi.
CHI SIAMO
Il nostro Istituto ha avuto un ruolo fondamentale
sul territorio, assicurando una valida istruzione professionale, tale da fornire
competenze adeguate a garantire un rapido inserimento nel mondo lavorativo e la
possibilità di continuare gli studi per una formazione universitaria.
Dall'anno scolastico 1999-2000 è attivo Il corso
ITIS: ha una durata di 5 anni ed è articolato in un biennio comune e da un
triennio di indirizzo con il conseguimento finale del diploma di perito.
Il corso IPSIA, maschile e femminile nei singoli
indirizzi, è costituito da un triennio con qualifica di operatore e da un
successivo biennio con diploma di maturità professionale.
Il curricolo della scuola comprende le seguenti
attività:
Lezioni frontali, Esercitazioni in aula e in
laboratorio, Stage, tirocinio, visite guidate.
L'istituto è accreditato per la Formazione Tecnica
Superiore (IFTS).
È un percorso formativo destinato a studenti e
lavoratori con la finalità di rafforzare le capacità per l'inserimento
lavorativo e rilascio di un titolo valido a livello Europeo.
L'Istituto, dal 23 giugno 2003, è certificato in
conformità alla normativa EN ISO 9001 (2000) per le attività di:
progettazione ed erogazione di corsi di formazione
scolastica superiore ad indirizzo professionale per l'industria e l'artigianato
e indirizzo tecnico industriale e di corsi di formazione finanziati con bandi
pubblici (obbligo formativo, formazione continua, istruzione superiore).
A partire dall’anno scolastico
2008-2009 è attivo anche il corso Tecnico per il turismo, nella sede coordinata
di Pisogne.
L’Istituto è composto da tre corsi fondamentali:
ITIS:
v Industriale meccanico
v Industriale elettronico e telecomunicazioni
IPSIA:
v Meccanico
v Elettrico sedi di Breno e Pisogne
v Edile
v Moda
v Servizi sociali
ITER
v Istituto tecnico per il turismo nella sede coordinata di Pisogne
FILIPPO, CHI ERA COSTUI?
Tanto per cominciare (a confondere le idee), i Filippo sono due, anzi tre, o meglio quattro e non è detto che prima della fine dell’articolo il numero non lieviti!
Quella dei Tassara è stata senza dubbio, una
famiglia di industriali e di “Filippo”: leggere per credere. Filippo “il primo”,
genovese, classe 1820, produceva chiodi per i cantieri navali. Tra un figlio e
l’altro (ne ebbe dodici, dalla stessa moglie, come si usava allora) trovò il
tempo di investire in ferriere e laminatoi, dimostrando una spiccata sensibilità
alle innovazioni. Il suo successo come imprenditore lo mise in contatto con il
mercato tedesco e con i grandi nomi industriali dell’epoca (vi dicono nulla
Pirelli, e Piaggio?), quindi con il mondo bancario. Suo figlio Giuseppe ampliò
il significato di industria dedicandosi allo studio della “Cassa Pensioni
Nazionale per Lavoratori”, che gli valse l’attenzione del Re e il titolo di
Commendatore; fondò inoltre una casa di riposo per operai anziani. Il figlio più
giovane, Carlo, nel 1883 fu incaricato di dirigere gli impianti che la “Filippo
Tassara & Figli” gestiva a Darfo; alla fine del ‘900 con il fratello Giuseppe
fondò una società che per prima, in Italia, si occupò della produzione della
dolomite refrattaria. Negli anni 20 del Novecento, forte del successo degli
stabilimenti di Darfo, Carlo fonda a Breno l’”Alpe”, che diventerà poi la “Carlo
Tassara S.p.A.”.
E gli altri “Filippo”? Il secondo, di cui non ho
trovato notizie ulteriori, era uno dei sei figli maschi di Filippo “primo”. Il
quarto, figlio di Carlo e Alfia Fedriga, è morto in un incidente a soli 25 anni
nel 1999.
Il più brenese dei Filippo è senza dubbio il terzo,
al quale è dedicato il nostro Istituto. Nato a Voltri nel 1900 da Carlo,
ingegnere, continuò l’attività del padre. Fu alpino sulle montagne camune
combattendo nel corso della prima guerra mondiale e partecipò in modo attivo
alle vicende politiche del suo periodo. Inserito nel complesso
elettrosiderurgico di Breno, lo rinnovò profondamente. In pochi anni potenziò
gli impianti di base; si inserì o fondò altre importanti società e centri di
produzione: l’Impresa Costruzioni Edili, la Società Chimica Adamello, la Società
d’autotrasporti Sea, il Pastificio Alpe, la Marmitalia, la Breno Bulloni, la
Metalcam di Malegno, la Dadi e Bulloni, tanto per limitarsi alle sole più
importanti. Si impegnò molto anche in ambito sociale: fu il primo industriale
camuno ad introdurre il premio di produzione per i propri dipendenti, favorì la
costituzione della “Mutua interaziendale” dei lavoratori delle fabbriche Tassara,
Ice, Selva e Metalcam. Presidente dell’Ospedale di Breno, promosse la
costruzione di case per gli impiegati, dell’Asilo infantile di Braone, del
rifugio alpino di 70 posti in Bazena, offerto all’Associazione Nazionale Alpini.
Costruì lo stadio, offerto al Comune di Breno, partecipò alla ricostruzione
dell’ospedale di Breno (ora sede della Comunità Montana e dell’A.S.L.) e di due
fabbricati annessi all’”Asilo dei vecchi”.
Il solito industriale quadrato e musone? Considerati
i suoi interessi non si direbbe proprio. Appassionato di calcio e di atletica,
fu presidente del Comitato Provinciale del CONI di Brescia nel 1943. Per anni
presidente dell’Automobile Club di Brescia, fu tra i pionieri dell’automobilismo
bresciano: partecipò a tre Millemiglia su OM e Bugatti. Protagonista del
Circuito del Garda e della Coppa delle Alpi (vinta alla quinta edizione, nel
1925, su Bugatti), fu primo nella Brescia – Colle S. Eusebio. Non solo
arrampicate economiche, quindi… e guida spericolata, per giunta: nel 1920,
durante una corsa automobilistica, a seguito di una sbandata, Filippo si
“arrampicò” con l’auto in verticale su un muro senza capovolgersi.Rotolato
indietro riprese la gara.
Per saperne di più consulta il volume XVIII
dell’Enciclopedia Bresciana di Antonio Fappani, editrice “La Voce del Popolo”,
2002, pagine 286 – 290